"Se ne accorse per primo Benedetto Croce, a cui si deve nel 1928 la riscoperta di questo trattato, ristampato dopo la prima edizione del 1641, e da lui considerato come 'la meditazione di un'anima, piena di luce e dell'amore del vero, che da questa luce stessa e da questo amore trae il proposito (proposito morale) della cautela e della dissimulazione'. Come avverte il filosofo napoletano, questo termine, non privo di ambiguità, appare nell'uso linguistico assai carente del suo pieno significato, se non lo si legge come attitudine morale che invita al raccoglimento dentro la propria interiorità, per ritrovare in essa le ragioni della speranza e del coraggio nei confronti della violenza e dell'oscurità del mondo esterno." (Dalla Prefazione di Paola Ricci Sindoni)
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