Recensione:
Nei processi di ‘ndrangheta al Nord è successo già più volte: udienza sospesa, causa necessità di traduttore. Ma per capire la mafia più potente d’Italia (e non solo), non serve soltanto la comprensione del dialetto calabrese, quanto piuttosto la conoscenza dei suoi codici più ancestrali. E questo si propone di offrire Dire e non dire, l’ultimo saggio scritto da Nicola Gratteri e Antonio Nicaso: la decodifica delle tavole della legge dei boss calabresi. Attraverso le loro parole. “La ‘ndrangheta è un’organizzazione criminale che non ha problemi a fare affari con gente di ogni razza e nazione”, ma che “sta diventando sempre più pulita”. In queste dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, c’è lo spirito programmatico di una mafia che dalla regione più povera d’Italia ha costruito un impero internazionale, mettendo in pratica il quinto comandamento, “cumandari è megghiu chi futtìri”: comandare è meglio che scopare. E allora, se questo è il piacere massimo, tutto viene dopo. Dopo le regole della famiglia mafiosa. Che è sacra e inviolabile, ancor più di quella di sangue; che é basata su un patto, che non ammette recessi, né tradimenti, provano – con intercettazioni e inchieste – i due autori, al loro quinto saggio insieme: l’uno, procuratore aggiunto di Reggio Calabria, l’altro storico delle organizzazioni criminali. Entrambi calabresi e anche per questo, da sempre consapevoli di come certe regole si assumano insieme al latte materno. Regole, come la consegna del silenzio, che si respira forte nelle strade con troppi occhi e senza bocche di certi paesi della Locride. Dove tutto diventa messaggio e dove da sempre la gente sa che non si sgarra, né si scampana. Così, se talvolta invece succede, com’è stato di recente col capo della provincia lombarda che si prende troppa autonomia; o con una donna che avvia una relazione clandestina e decide pure di collaborare con la giustizia, la punizione non può essere che una sola, oggi come cento anni fa: la morte. Per violazione delle regole. La ‘ndrangheta che punta ai subappalti dell’ Expo è la stessa che ammazza a San Luca per una faida, partita da uno scherzo di Carnevale; la ‘ndrangheta che in Calabria riceve in casa i candidati a elezioni comunali e che in Lombardia sale le scale del Pirellone. “La ‘ndrangheta è una e una sola”, scrivono gli autori, mettendo in testa al libro, l’assunto che le più recenti inchieste tra Calabria e Lombardia hanno ricostruito: l’unicità della mafia calabrese, archiviando così l’antica idea di una struttura del tutto parcellizzata. Oggi che anche il Nord ha preso consapevolezza di aver da decenni nutrito in seno i clan calabresi, conoscere la ‘ndrangheta allora è quasi imprescindibile. E questo libro ne è l’ermeneutica.
recensione di "www.bookdetector.com"
Le informazioni nella sezione "Su questo libro" possono far riferimento a edizioni diverse di questo titolo.