Recensione:
L’amore è lontano dalle città di carta
, Tuttolibri - La Stampa
Rilanciato dal film che ne è stato tratto, Città di carta, sta diventando un libro cult degli adolescenti (e non solo) come il precedente di John Green, Colpa delle stelle. Anche stavolta lo scrittore di Indianapolis esplora il mondo dei ragazzi, attraverso l’amore, l’amicizia, i totem e tabù del college, la formazione digitale, i gusti. Protagonista è Quentin Jacobsen, amico da una vita della vicina Margo, la ragazza più popolare e bizzarra del liceo. Dopo una notte d’avventura indimenticabile lui crede che il loro legame speciale si sia rinsaldato. Invece no. Lei, la mattina dopo, scompare, in fuga dal mondo o, forse, in viaggio verso se stessa. A Quentin non resta che cercarla, anche lui on the road.
Città di carta è un caldo tuffo nell’amore giovane.E un sincero inno ai loro bisogni di una nuova autenticità in questo mondo un po’ di carta e un po’ virtuale, che vive solo d’apparenza. Se siete adulti imparerete qualcosa in più sui sogni dei vostri figli. E anche sulla «Città di carta», che nasce (e lo scoprirete) nella storia della cartografia come incredibile invenzione a metà tra Borges e le leggi del copyright, e può diventare metafora del vuoto dell’opulenza americana da cui occorre scappare. Tra i meriti del romanzo anche un ripetuto omaggio a Whitman. Se i «young readers» scopriranno il poeta delle Foglie d’erba (o dell’Attimo fuggente), sarà un’ulteriore magia di Green, mago del bestseller.
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