"Prima facie il testo di Guido Bersellini costituisce un'autonoma riflessione concernente la questione ebraica, particolarmente puntuale e stimolante, tale da suscitare non pochi interrogativi. Tuttavia, man mano che il lettore si inoltra lungo il percorso di pensiero dipanato - svolto richiamandosi, puntualmente, a figure emblematiche, anche se ai più pressoché ignote, come quelle di Nello Rosselli e Piero Martinetti - si accorge che nelle pagine di Guido Bersellini, in modo forse meno immediato, ma certamente strategicamente decisivo, si delinea una diversa e assai innovativa immagine della ragione umana. Questo, perlomeno, è l'aspetto che non può sfuggire al lettore con spiccati interessi filosofici, proprio perché Bersellini si rifà a un concetto della ragione umana che nel dibattito contemporaneo, in genere, non è presente. Per non dire che è del tutto dimenticato e trascurato. Certamente nel contributo di Bersellini si leggono molte altre riflessioni e considerazioni critiche concernenti l'ebraismo, la sua storia (sia quella recente, sia quella più remota), nonché il rapporto che può e deve instaurarsi tra la laicità dello Stato e la tutela della stessa sfera religiosa; per non parlare dei controversi nessi che possono esistere tra un evento, indubbiamente eclatante, ma, comunque, sempre delimitato e circoscritto sul piano storico, come quello della Shoah e il tradizionale ed atavico antisemitismo". (Dal saggio di Fabio Minazzi).
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