Dalla seconda/terza di copertina:
Andrea Tagliapietra (Venezia, 1962) professore ordinario di Storia della filosofia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, dove insegna Storia della filosofia moderna e contemporanea, Ermeneutica e Storia delle idee. Direttore del Centro di Ricerca Interdisciplinare di Storia delle Idee (CRISI). Pubblicazioni più recenti: La forza del pudore. Per una filosofia dell’inconfessabile (Rizzoli 2006); Filosofia della bugia. Figure della menzogna nella storia del pensiero occidentale (Bruno Mondadori 2008); La metafora dello specchio. Lineamenti per una storia simbolica (Bollati Boringhieri 2008); Il dono del filosofo. Sul gesto originario della filosofia (Einaudi 2009); Icone della fine. Immagini apocalittiche, filmografi e, miti (il Mulino 2010); Sincerità (Raffaello Cortina 2012); Gioacchino da Fiore e la filosofia (Il prato 2013); Non ci resta che ridere (il Mulino 2013). Diego Fusaro (Torino, 1983), ricercatore presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, studioso della “filosofia della storia” e delle strutture della temporalità storica. Per Bompiani ha curato l’edizione bilingue di diverse opere di Marx. Tra i suoi studi più recenti: Bentornato Marx! (2009), Essere senza tempo (2010), Minima mercatalia. Filosofia e capitalismo (2012), Coraggio (2012), Idealismo e prassi. Fichte, Marx e Gentile (2013), Il futuro è nostro. Filosofia dell’azione (2014). È curatore di “La filosofia e i suoi eroi” (www.filosofico.net).
Dalla quarta di copertina:
Un clima fortemente antiutopico domina oggi su tutto il giro d’orizzonte. Esso trova la sua espressione più caratteristica in quel groviglio di “passioni tristi”, come le chiamava Spinoza, che, spaziando dalla rassegnazione all’insicurezza, dalla disperazione al senso di precarietà, presentano come comune denominatore l’assunzione del presente come orizzonte invalicabile: “non avrai altra società all’infuori di questa!”, continua minacciosamente a ripetere l’ideologia presentista. Essa desertifica le aspettative dilatando illimitatamente i confini dell’esistente. Gli studiosi convocati in questa raccolta di saggi provano a riflettere su questo tema. Sia pure con approcci, visioni ed esiti differenti, essi sono mossi dall’unanime convinzione che, nell’odierno scenario del futuro assente, occorra tornare a esplorare il pensiero utopico come dimensione del possibile. Diventa, per questa via, possibile prendere congedo dall’ubiquitario senso di impotenza e di rassegnazione e tornare a progettare futuri alternativi, meno ingiusti del presente di cui siamo abitatori. Reincantare il mondo e conferire un senso alle fantasie politiche oggi mutilate costituisce, d’altro canto, la sola possibilità per non continuare ad agonizzare impotenti nel tempo della morte di Dio, l’evento che traccia l’orizzonte di senso del nostro presente.
Le informazioni nella sezione "Su questo libro" possono far riferimento a edizioni diverse di questo titolo.