Recensione:
La personalità ombra è l'ingombrante secondo “io” che segreghiamo nei recessi della nostra intimità perché pieno di difetti: goffo o pigro, grasso o insicuro. Charlotte le sa vedere, le personalità ombra, quando i legittimi proprietari sono distratti, o còlti di sorpresa. La protagonista di Guardami ha in effetti costruito la sua carriera a New York sulla propria estrema consapevolezza di sé. Modella da anni – sono sette o otto quelli che si toglie quando le chiedono l'età –, si è inflitta una rigorosa autoeducazione all'apparenza. Per un soffio non è entrata nella “stanza degli specchi” della celebrità e ora è troppo tardi: un incidente l'ha sfigurata e, sotto la pelle del viso, porta 80 viti di titanio. Così, torna per un periodo nella triste città di Rockford, Illinois, dove è cresciuta con Ellen, la migliore amica poi persa di vista, che ha chiamato sua figlia Charlotte. La ragazzina, piuttosto brutta e taciturna, è tuttavia confrontata agli stessi problemi di identità della modella. Perché il tema dell'identità è il cuore dell'intero romanzo: in discussione è innanzi tutto quella dei personaggi. Oltre alle due Charlotte, mutevoli e intense, c'è l'investigatore Halliday, che si trasforma con appena una goccia d'alcol, e poi il misterioso Z (una spia? un terrorista?), figura sfuggente per eccellenza, che però ha scorto nella modella un'inadattabilità alla vita mista a un'energia esplosiva che sente familiari. Ma la Egan ci racconta anche l'identità di un'epoca, cogliendo i germi di mutazioni profonde ed essenziali. Ha chiuso il romanzo all'inizio del 2001, eppure tra le pagine aleggia già la minaccia di un terrorismo che vuole distruggere la società americana, fatua e disposta a vendere qualsiasi cosa. Anche l'esistenza individuale: è questa l'altra impressionante intuizione della scrittrice. Charlotte per soldi entra in un social network ante litteram, le “Persone comuni”, che permette di spiare i desideri, i pensieri e gli interessi degli altri. Il tempo ha dato ragione alla Egan, su tutto, ed è paradossalmente uno dei motivi per cui Guardami lascia a volte una sensazione di obsolescenza, la stessa che avremmo leggendo un romanzo fantascientifico in cui le trovate immaginarie sono diventate reali. L'altra ragione è il gusto totalizzante per una composizione ricca: la tensione narrativa si mantiene grazie un montaggio molto (ogni tanto troppo?) complesso, e all'enorme varietà di personaggi. La scrittura è densa e l'andamento torrenziale. Tratti molto diversi dalla prosa asciutta e feroce del Tempo è un bastardo, con il quale Jennifer Egan ha vinto il premio Pulitzer per la Letteratura nel 2011. Un talento camaleontico, dunque, per un'autrice che ha avuto il coraggio di modificare i suoi strumenti narrativi negli anni, seguendo così le evoluzioni di una società che ha cambiato per sempre il proprio modo di guardare le cose.
recensione di "www.bookdetector.com"
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