Recensione:
Un giallo lento e chiacchierino
Dopo Camilleri, il giallista d'ambientazione italica più venduto è Gianrico Carofiglio. La trilogia dell'avvocato Guerrieri ha raggiunto cifre impressionanti per i nostri lidi poco avvezzi alla pausa lettura. Trame lineari, ambientazioni familiari, personaggi riconducibili alla quotidianità, un protagonista un po' flaneur e un po' detective, intellettuale stropicciato, sentimentalmente provvisorio, nostalgico ma coerente con i tempi che vive. Mescolando ad arte i luoghi comuni delle nostre stagioni, Carofiglio ha finora meritato il successo. Che si sta ripetendo con il nuovo capitolo della saga, "Le perfezioni provvisorie" subito balzato in vetta alle classifiche. Temiamo però - se i fans di Guerrieri sanno essere anche critici - che questa volta un'ombra di delusione si poserà sui loro occhi innamorati. Il romanzo tenta di alzarsi in piedi, ma il ritmo, le idee, le analisi sociali, la geografia della Bari cosmopolita e tradizionalista, sono del tutto assenti. Come se Guerrieri si fosse fermato un attimo a riflettere su se stesso mentre si accolla il caso - convenzionale, quasi scontato - della scomparsa di una studentessa universitaria dopo una festa ai trulli. Il passo lento di una ricerca destinata a un tragico epilogo non decolla mai oltre la soglia di dialoghi poco sinceri, dilatati, di una quotidianità artificiosa. E non sappiamo quanto possano interessare al lettore le divagazioni adolescenti di Guerrieri sul suo passato di feste, cazzeggi, passioncelle, letture ed elenchi di canzoni, come in un amarcord del tutto privato sugli Anni Settanta, che furono di per sé faticosi e nefasti. Tutto l'insieme procede senza sussulti, senza un guizzo di originalità, con battute e considerazioni «filosofiche» talvolta quasi imbarazzanti per ingenuità. E lo diciamo da estimatori dell'avvocato Guerrieri. Mettiamola così: anche Hemingway non ha scritto solo capolavori.
Recensione di Tuttolibri, a cura di Sergio Pent
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