Recensione:
Tra i monti di Corona, i miracoli di Neve
La strega Melissa è la guardiana di un terrificante inferno di ghiaccio situato nei «monti trasparenti». Nemmeno lei è esente da colpe, ma le viene concesso di ripararle inviando sulla Terra la parte buona della sua anima, che prende le sembianze di una diafana creatura chiamata Neve. Questo l'avvio del romanzo di Mauro Corona intitolato «Storia di Neve». Esso ci introduce dunque in un'aura fiabesca, dalle coloriture nordiche, che vorrebbe tuttavia incarnarsi, come la sua eroina, in un mondo di vivida concretezza. Erto è un paese nella valle del Vajont, abitato da una povera e rude gente montanara che nutre sentimenti elementari, esposta agli impulsi della superstizione, della violenza, della foia. Gli estranei la ritengono maledetta da Dio, e una lunga serie di eventi criminosi sembrerebbero dar loro ragione. E' accaduto che Neve, fin dalla nascita, abbia operato miracoli. Ma il padre putativo ne ha approfittato per bramosia di ricchezza, estorcendo donativi alle schiere di fedeli e architettando finte guarigioni. Senza rinunciare a sopprimere i complici che potrebbero tradirlo. Corona non ci risparmia nulla di macabro, dagli uomini arsi vivi nelle carbonaie a quelli divorati da torme di topi in un mulino abbandonato, fino alla morte atroce del fellone. E' una forzatura, orrifica, introdotta nella rappresentazione fascinosa, a robuste scalpellate linguistiche, delle opere e dei giorni della comunità montana, del paesaggio alpestre. Il fiabesco, ma delicato, torna a imporsi con i casi di Neve. Lei, che corre il rischio di diventare acqua davanti a ogni fonte di calore, accetterà di sciogliersi abbracciando perdutamente il suo innamorato. Un romanzo esuberante e indisciplinato, che fatica a fondere il fantastico e il realistico, ma si imprime nella memoria soprattutto per la forte resa della natura animata: «... era spuntato anche un piccolo sole e si era messo a brucare con i suoi raggi quella terra desolata e dura, come un capriolo che esce dalla radura a mangiare dopo che il cacciatore se n'è andato».
Recensione di Tuttolibri, a cura di Lorenzo Mondo
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