Recensione:
Duncan Tra humour nero e thriller
Giuseppe Culicchia, Tuttolibri - La Stampa
Per capire davvero quanto il filone vampiresco, ri-affermatosi nel corso degli ultimi anni grazie a Stephanie Meyer e alla sua Twilight-saga e alle pellicole ispirate ai suoi personaggi idolatrati da milioni di adolescenti, bisogna sfogliare un tabloid come il Sun, celebre per le ragazze svestite e i titoli sfrontati: perfino il Sun infatti ormai ospita nella pagina dei comics una striscia che ha come protagonisti sexy discendenti del Dracula originario, figlio di Bram Stoker.
Così L'ultimo lupo mannaro, il nuovo romanzo dell'inglese Glen Duncan, primo corposo capitolo di quella che si preannuncia come una trilogia, è allo stesso tempo una conferma e una sorpresa. Una conferma perché il filone new-horror funziona. Io sono il diavolo, altra opera di Duncan uscita in patria nel 2002; una sorpresa perché tra tanti prodotti più o meno seriali L'ultimo lupo mannaro spicca decisamente per qualità di scrittura, oltre che per l'innegabile humor nero, cose che unite alla necessaria ferocia e a una certa dose di sesso & violenza ne fanno una lettura che va al di là del presunto genere di appartenenza, anche perché eventualmente i generi in questione sarebbero più di uno: dal romanzo filosofico a quello cosiddetto rosa, passando per il puro thriller, che giganteggia nella seconda parte del libro. Protagonista della vicenda è Jacob (nome naturalmente biblico) Marlowe (cognome certamente letterario), che fin dalla prima riga del romanzo viene informato del fatto di essere rimasto l'ultimo licantropo in circolazione sulla faccia della Terra, visto che al Berlinese, un esemplare della sua stessa specie di nome Wolfgang, hanno appena tagliato la testa. Stanco della Maledizione che lo ha colpito duecento anni prima e che a ogni luna piena lo trasforma in un mostro assetato di sangue, braccato da Eric Grainer (a cui Jacob ha divorato il padre) e dal Wocop (l'Organizzazione Mondiale per il Controllo dei Fenomeni Occulti) progetta di arrendersi al prossimo plenilunio: «Quanto vivono i lupi mannari? Stando al Wocop, circa quattrocento anni. Non so come fanno. Ovviamente uno ci prova, si pone dei traguardi - il sanscrito, Kant, il calcolo avanzato, il Tai Chi - ma queste cose affrontano solo il problema del Tempo. Il problema grosso, quello dell'Essere, non fa che diventare più grande». E lui, che ha dato fondo a tutto, dall'edonismo all'ascetismo, si sente logoro. Ha la nausea. Jacob, inoltre, è un lupo mannaro che non dimentica il suo lato umano nel momento in cui muta, coprendosi di peli. Il che rende le cose ancor più spaventose, per lui e per il lettore. Tuttavia, quando tutto sembra già scritto, il protagonista viene a sapere che in realtà non è rimasto solo. C'è un altro essere come lui, sotto il cielo stellato che nel giro di trenta notti ospiterà la nuova luna. E si tratta di un esemplare femminile, il che complica subito le cose. Impossibile riassumere qui i colpi di scena e restituire le emozioni che si fanno strada nel lettore pagina dopo pagina. Glen Duncan mischia sapientemente alto e basso, strizza l'occhio agli adolescenti (ebbene sì, ci sono anche i vampiri) ma scrive per gli adulti, e come si è accennato non esclusivamente per gli appassionati del genere. Perché, al di là dei generi e del marketing editoriale, L'ultimo lupo mannaro è quel che si dice un prodotto di qualità, leggendo il quale ci si diverte (molto) e insieme ci s'interroga non solo sulla natura dei lupi mannari ma anche su quella degli uomini, che da parte loro da sempre si adattano a commettere atrocità, e sul confine tra Bene e Male. E la qualità paga. O no?
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Collana "Superspecial". Brossura Editoriale Di 474 Pagine. Lievi Segni D'Uso, Peraltro Buona Copia. Spedizione In 24 Ore Dalla Conferma Dell'Ordine.
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