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  • aa.vv.

    Editore: Centro Matteucci per l'Arte Moderna, 2014

    ISBN 10: 8890514566ISBN 13: 9788890514562

    Da: WorldofBooks, Goring-By-Sea, WS, Regno Unito

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  • Antonio Fasano

    Editore: Centro Matteucci per l'Arte Moderna, 2018

    ISBN 10: 8890514582ISBN 13: 9788890514586

    Da: Libro Co. Italia Srl, San Casciano Val di Pesa, FI, Italia

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    Condizione: new. Viareggio, 2018; br., pp. 164, ill. b/n e col., cm 14x21.

  • Unknown Author

    Editore: Centro Matteucci per l'Arte Moderna, 2017

    ISBN 10: 8894188027ISBN 13: 9788894188028

    Da: Libro Co. Italia Srl, San Casciano Val di Pesa, FI, Italia

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    Condizione: new. Viareggio, Fondazione Matteucci per l'Arte Moderna, 7 luglio - 5 settembre 2017. A cura di Susanna Ragioniere. Viareggio, 2017; br., pp. 159, ill. col., tavv. b/n e col., cm 16x16. Nel percorso espositivo estremamente emozionale concepito da Susanna Ragionieri le nature morte di Thayat, Balla, Severini e De Pisis emergono per il sentimento di classicità di cui sono pervase, mentre le figure di Spadini e Campigli si contrappongono, pur nella comune impronta parigina, per l'evocazione di un passato colto e dal cuore antico. Il paesaggio, infine, si offre nei volti più variegati attraverso le suggestive visioni di Rosai, Lloyd, Guidi e Paresce. Ecco che, in questo caleidoscopico panorama, ogni artista - ai già citati si aggiungono Morandi, Guttuso, Viani e De Chirico - diviene così una tessera dell'affascinante ed eclettico mosaico che prelude alla modernità. "Il Secolo breve. Tessere di '900 offre - afferma Giuliano Matteucci che della Fondazione Matteucci è il fondatore e direttore - un focus a suo modo originale da cui emergono una serie di situazioni che potremmo definire "trasversali" alle fratture formali oramai canoniche. Nell'apparente autonomia e disomogeneità espressiva, queste dissonanti connotazioni confermano lo spirito inquieto che da sempre caratterizza l'arte italiana, delineando un inaspettato spaccato, quanto mai unitario nel comunicare il pensiero creativo del tempo. Non si tratta di avventurarsi in uno spazio temporale alla ricerca di un tema, di un genere o di consonanze estetiche, ma di scoprirne l'infinita varietà di forme concepite e articolate ora sul colore, ora sulla ragione, ora sul sentimento, nelle quali l'immagine, nonostante tutto, continua a vivere prima della frantumazione". Eric Hobsbawm, in "Il secolo breve", condensa il Novecento in tre periodi, non esitando ad indicare il primo, compreso tra il 1914 e il '45, come quello della "catastrofe" per le ferite sociali e le crisi economiche sofferte dall'Europa durante i due conflitti mondiali. Se, però, si sposta l'analisi all'ambito artistico, la visione non è di un tramonto bensì di un'aurora. Nessun altro momento è stato, infatti, altrettanto fecondo e ricco di fermenti, al punto di rivoluzionare la ricerca con un impulso analogo a quello determinato ai nostri giorni dalla rete. Portando la lancetta del tempo al 1909, all'alba di quello che qualcuno ha definito anche "il secolo delle speranze deluse", quando Marinetti pubblica su "Le Figaro" il Manifesto del Futurismo, ci si avvede che la pittura italiana, lasciatasi alle spalle la lezione degli Impressionisti e di Cézanne, si apre ad uno dei momenti più dirompenti e felici, cambiando radicalmente volto. A voler essere coincisi e pragmatici, verrebbe da dire che proprio nel ventennio seguente, a partire dalle ultime frange divisioniste, le tendenze e le avanguardie audacemente impostesi sul realismo ottocentesco imprimeranno tracce tanto profonde e marcate da orientare gli sviluppi del dopoguerra: dall'Informale di Vedova e Capogrossi, allo Spazialismo di Fontana. Alludiamo alla trasformazione visiva scaturita dallo stesso Futurismo e dalla Metafisica, nonché al recupero della forma operato da Novecento, movimento che, riallacciandosi alla tradizione, ha elaborato una nuova idea figurativa in grado di dialogare con il presente.

  • Unknown Author

    Editore: Centro Matteucci per l'Arte Moderna, 2019

    ISBN 10: 8894188019ISBN 13: 9788894188011

    Da: Libro Co. Italia Srl, San Casciano Val di Pesa, FI, Italia

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    Condizione: new. Viareggio, Centro Matteucci, 2 giugno - 3 novembre 2019. A cura di Giuliano Matteucci. Testi di Acidini Cristina e Camilla Testi. Con interventi di Cristina Acidini e Camilla Testi. Viareggio, 2019; br., pp. 47, ill. col., cm 22x26. Quaranta donne normali, di famiglia o della porta accanto. Mai dive, se non - forse - tra le mura di casa. A formare una smagliante e cangiante galleria di personalità, ognuna a suo modo protagonista in una frazione di tempo e in un angolo di spazio. Di questa galleria di tipi femminili, la Fondazione Matteucci presenta - dal 2 giugno al 3 novembre - un'affascinante selezione, che muove dal primo Ottocento e approda al Novecento, con affondi intenzionali e suggestivi nei due dopoguerra, entrambi forieri di grandi mutamenti. Opere sceltissime, talvolta mai prima esposte, di Fattori e Lega, Induno, Favretto, Casorati e Sironi, tra gli altri. In questa parata di donne ritratte o idealizzate, nessuno dei modelli prevalenti manca all'appello: l'eterna Eva si presenta di quadro in quadro in condizioni mutevoli di status e umore, angelo della famiglia o sirena ammaliatrice, popolana o borghese, lavoratrice o padrona di casa della buona società, lieta o malinconica, operosa o riflessiva. In esse si riconosce in filigrana non solo la Musa ispiratrice, ma anche gli infiniti altri prototipi stratificati nell'immaginario culturale dell'Occidente. La purissima Maria Vergine e la peccatrice Maddalena, Lia e Marta simboleggianti la vita attiva con Rachele e Maria allegorie della vita contemplativa, la carnale Venere e la materna Giunone, Salomè la seduttrice e Circe la maga. "Una galleria d'istantanee tratte da un ideale album di famiglia che è andato formandosi nelle stagioni più diverse della vita", anticipa Giuliano Matteucci. "Figure che non ambiscono ad un posto nel Parnaso e che, al di là di ogni metafora, offrono della donna il volto più autentico, sofisticato e attraente. Immagini che, seppur condivise, si direbbero segretamente carpite, per la facilità con cui l'artista ha conferito al modello una personale dignità, facendone emergere il celato fascino". Sbaglierebbe chi immaginasse una parata di persone dimesse, di figure di solo contorno. Al contrario le donne protagoniste di questa esposizione sono fiere del loro essere, perfettamente consapevoli del loro valore, ricche di una sensualità che, proprio perché non platealmente esibita, cattura sguardo e sentimento. Donne che oggi si potrebbero definire come "realizzate", nonostante il loro non volersi porre al centro del palcoscenico. "Una galleria di antidive, nella quale si troverebbe certamente a disagio la determinata femminilità di una Marie Curie o di una Coco Chanel, poiché a prevalere è un altro tipo di donna che non ha difficoltà a confermarsi moglie e madre, in quei ruoli, insomma, che nella routine del quotidiano ne nobilitano i sentimenti e lo spirito", evidenzia ancora il curatore. "Anche due artisti come Hayez e Boldini, che sul modello della Venere senza veli, carnale e sensuale, messa in posa da Tiziano, Fragonard, Goya o Courbet, hanno costruito gran parte della loro fortuna, figurano qui con opere che non lasciano spazio all'immaginazione. Lo stesso dicasi dei nudi di D'Ancona e Casorati, tanto casti che più non si può". "Ciascuna di loro sollecita la nostra fantasia, parlando di stagioni più o meno felici". "Spetta a noi farle rivivere, nella loro trattenuta e schietta espressività, come protagoniste di storie ed esperienze, successi e delusioni, cogliendo nella semplice naturalezza del carattere, degli umori, delle passioni, dei sentimenti quanto d'insondabile è in ogni donna".

  • AA.VV.

    Editore: Centro Matteucci per l'Arte Moderna, 2013

    ISBN 10: 889051454XISBN 13: 9788890514548

    Da: Libro Co. Italia Srl, San Casciano Val di Pesa, FI, Italia

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    Condizione: new. Viareggio, Centro Matteucci per l'Arte Moderna, 2 febbraio - 17 marzo 2013. Viareggio, 2013; br., pp. 40, ill. e tavv. b/n e col., cm 22x28. Il Centro Matteucci per l'Arte Moderna propone in anteprima, dal 2 febbraio al 17 marzo 2013, nella sede di Viareggio, una straordinaria selezione di 15 opere destinate all'importante mostra "I Macchiaioli 1850-1877. Gli impressionisti italiani" che il Museo dell'Orangerie dedicherà, dal 9 aprile al 22 luglio 2013, allo storico movimento toscano. Voluta da Guy Cogeval Direttore del Museo d'Orsay, la rassegna avrà come seconda sede la Fondazione MAPFRE di Madrid (20 settembre 2013-6 gennaio 2014). L'evento vede direttamente coinvolto l'Istituto Matteucci nell'ambito del proficuo rapporto da tempo instaurato con le maggiori istituzioni culturali internazionali. In questo caso la collaborazione si sostanzia sia nel reperimento di un significativo nucleo di opere degli artisti rappresentati - Abbati, Banti, Boldini, Borrani, Cabianca, Cecioni, Costa, D'Ancona, De Tivoli, Fattori, Lega, Signorini, Zandomeneghi -, sia nella selezione e fornitura del materiale iconografico presente nei propri archivi. A distanza di oltre trent'anni dalla rassegna al Grand Palais (1978), i Macchiaioli tornano, dunque, a Parigi, capoluogo della cultura Europea del XIX secolo, dove in molti casi allacciarono contatti con gli esponenti di spicco dell'Impressionismo, anche per il tramite di una personalità di fine acume critico quale Diego Martelli. Alcuni, addirittura, vi si trasferirono, assimilando le idee progressiste degli artisti più inclini al nuovo. Nella circostanza i Macchiaioli vengono riproposti sotto un'aggiornata luce critica, frutto dei recenti studi di cui sono stati oggetto, basati sui documenti emersi e sul recupero, dopo le prime grandi mostre internazionali, di opere capitali. Tra le presenze più eclatanti le tele di Signorini Santa Maria dei Bardi a Firenze e La luna di miele, rese note in occasione delle esposizioni organizzate a Firenze, rispettivamente nella Sala delle Reali Poste degli Uffizi (1991) e nella Sala Bianca di Palazzo Pitti (1997). Entrambe rientrano tra i quadri proposti al Centro Matteucci, unitamente ad altre pietre miliari quali La Passeggiata al muro torto di Antonio Puccinelli, Il Ritratto di Mary Donegani di Boldini, Le monachine di Cabianca e Le Bambine che fanno le signore di Lega. Se nel titolo proposto dal Comitato francese (Marie-Paule Vial, direttrice del Museo dell'Orangerie, Isabelle Julia, conservatore generale del Museo d'Orsay, Beatrice Avanzi conservatore del Museo d'Orsay e Maria Lopez, conservatore capo della fondazione MAPFRE) I Macchiaioli 1850-1877. Des impressionnistes italiens? rimane aperta l'annosa questione, dibattuta soprattutto dalla critica dell'anteguerra, su un possibile parallelismo tra il grande movimento capeggiato da Monet, Pissarro e Degas e il gruppo del Caffè Michelangiolo, la selezione anticipata a Viareggio è già, di per sé, esaustiva di quello che, al riguardo, risulta l'orientamento di fondo dell'iniziativa parigina, e cioè che i Macchiaioli sono "uno dei movimenti più poetici che presenta molte affinità con le ricerche plastiche condotte dagli artisti impressionisti".

  • Catalogo della Mostra:

    Editore: Centro Matteucci per l'Arte Moderna, Viareggio,, 2010

    ISBN 10: 8890514507ISBN 13: 9788890514500

    Da: FIRENZELIBRI SRL, Reggello, FI, Italia

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    Condizione: COME NUOVO. Viareggio, Centro Matteucci per l'Arte Moderna, 26 giugno - 12 settembre 2010. A cura di Giovanna De Lorenzi. Banco di prova, davvero complesso, è il tentativo di ricomporre un'importante collezioni, quella del noto scrittore e critico Ugo Ojetti, per trent'anni responsabile delle pagine culturali del Corriere. Un'impresa ai limiti dell'impossibile in ragione dell'impegno necessario per ricostruire uno spaccato il più possibile rappresentativo di quanto egli aveva riunito nella magnifica villa Il Salviatino sui colli di Settignano. Si è trattato di andare a ritroso, alla ricerca di ciò che lo scrittore, giornalista e critico acquistò, molto oculatamente, in decenni di ricerche e frequentazioni di artisti e galleristi. Già all'indomani della morte, infatti, il suo patrimonio fu oggetto di una dispersione che si completò con la cessione della villa, trasformata in albergo. Arredi, opere d'arte, ma anche il grande archivio, vennero ceduti in momenti e ad acquirenti diversi, rendendo difficile risalire all'intero compendio artistico-documentario. Le ricerche condotte in previsione della mostra hanno consentito di ridare innanzitutto forma ai documenti d'archivio (molti dei quali inediti e inesplorati) e, grazie a questi, risalire all'ingente collezione. Il lungo lavoro ha evidenziato come i nuclei originari e fondanti risultino le ricche raccolte dell'Ottocento e del primo Novecento, in cui trovavano posto sezioni monografiche dedicate ai Macchiaioli tra cui Giovanni Fattori, a Oscar Ghiglia e Libero Andreotti. Le raccolte di pittura e scultura erano arricchite da un'imponente corpus di grafica, prevalentemente otto e novecentesca. Sulla base delle testimonianze fotografiche e d'archivio è cominciata quindi la ricerca delle opere, spesso passate più volte di mano e quindi difficilmente rintracciabili. Per la prima volta a distanza di quasi mezzo secolo, il Centro Matteucci riunisce i pezzi più preziosi e rappresentativi del corpus moderno - e dunque essenziale - della collezione: da Fattori a Borrani, da Signorini a Pellizza da Volpedo, da Ghiglia a Felice Casorati, insieme a sculture di Libero Andreotti e Marino Marini. I risultati del lungo scavo negli archivi privati del critico consentono, finalmente, di tracciare la fisionomia di una delle più prestigiose e rappresentative raccolte d'arte italiana della prima metà del Novecento. Rivelando un'esperienza collezionistica unica, non solo perché puntuale riflesso di quei principi del classicismo neo-tradizionalista che guidavano la disposizione critica di Ojetti, ma soprattutto perché proiezione del suo rapporto elettivo con gli artisti prediletti, conseguenza dell'alta e assolutamente nuova concezione del ruolo del critico d'arte. La storia delle opere selezionate offre così l'occasione per ricostruire la vera portata, le dinamiche e le implicazioni del ruolo di mecenate, di protettore, di guida teorica e committente svolto da Ojetti anche attraverso l'attività pubblica. Ripercorrere da vicino la genesi e gli svolgimenti di rapporti intensi e, spesso, assai controversi, come quelli con Ghiglia e Andreotti; tessere la rete articolata delle relazioni intrattenute con i colleghi giornalisti e critici, con galleristi, antiquari e collezionisti, per meglio valutarne la sua funzione di guida. La mostra pone, dunque, all'attenzione e alla memoria storica una vicenda culturale e umana che non trova termini di confronto nel panorama del tempo, aggiungendo un contributo importante all'arte e al collezionismo italiano del primo Novecento. cm.22x28, pp. 208, num.figg.bn.e a col.nt. Tortona, Pinacoteca Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona, 25 settembre - 28 novembre 2010. Viareggio, Centro Matteucci per l'Arte Moderna cm.22x28, pp. 208, num.figg.bn.e a col.nt. brossura copertina figurata a colori. Tortona, Pinacoteca Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona, 25 settembre - 28 novembre 2010. brossura copertina figurata a colori.

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    Condizione: COME NUOVO. A cura di Elisabetta Palminteri Matteucci. Mario Borgiotti, nato a Livorno nel 1906, ma fiorentino d'adozione, è stato, per oltre quarant'anni, il vero punto di riferimento per la conoscenza e la valorizzazione della pittura toscana di area macchiaiola. La sua azione si è sviluppata soprattutto nell'ambito delle personalità che hanno aggiornato il linguaggio di questa scuola. L'opera di Lega, Fattori, Signorini, Abbati, Borrani, Cabianca, d'Ancona e di altri protagonisti del gruppo appare oggi più definita nella sua totalità grazie al recupero di dipinti inediti o erroneamente attribuiti. Autodidatta, Borgiotti fu personalità complessa e attraente anche per le qualità segretamente coltivate, come il dipingere e la generosità nei confronti di ogni iniziativa culturale. Era dotato, in modo eccezionale, della capacità di percepire i valori pittorici nella loro essenza, distinguendo con uno sguardo il capolavoro dall'opera comune. Anche per questo Borgiotti è stato uno degli ultimi, grandi esempi di una razza di connaisseur in via d'estinzione. Del suo finissimo gusto e del suo temutissimo occhio, sono testimonianza le opere raccolte in questa magnifica esposizione: circa una sessantina di dipinti, selezionatissimi, tutti imprescindibili per capire il gusto di un uomo senza il quale oggi, probabilmente, i Macchiaoli non godrebbero del prestigio e della fama di cui invece, meritatamente, godono. Sono capolavori della pittura macchiaiola, reperiti da Borgiotti nell'arco di una vita e oggi confluiti nelle più famose raccolte italiane. Il progetto espositivo privilegia la qualità e il significato di quadri esemplari, poco noti o non più visti da tempo, e mira a ricostruire le fasi salienti di un'avventura critica scandita da pubblicazioni esemplari: i Macchiaioli, 1946, Capolavori macchiaioli, 1949, Poesia dei Macchiaioli, 1958, i Grandi pittori dell'Ottocento italiano, 1961, The Macchiaioli, 1963, Genio dei Macchiaioli, 1964, la lezione pittorica di Fattori, 1968. Un vasto compendio bibliografico, insomma, arricchito da un prezioso apparato iconografico costituito da dipinti dei quali si era persa ogni traccia. Ed è proprio di questo compendio di indubbio valore storico-documentario, destinato, nel tempo, ad assumere sempre maggior rilievo per gli studi sulla pittura italiana del secondo Ottocento, che intende dar conto la mostra promossa dal Centro Matteucci. Nel percorso idealmente scandito dalle pubblicazioni di Borgiotti spicca l'accurata selezione di dipinti. Il visitatore ha così la sensazione di entrare nel libro, ammirando opere come la scolarina, Maremma, Episodio della campagna contro il brigantaggio e la libecciata a Castiglioncello di Fattori; l'uscita dalla messa di Puccinelli; tra i fiori del giardino, le rose della primavera e l'adolescente di Lega; il Ponte Vecchio a Firenze, Uliveta a Settignano e Bimbi a Settignano di Signorini; Lido con buoi al pascolo, Mura di San Gimignano di Abbati; Case al sole, Pagliai a Castiglioncello e Scogli a Castiglioncello di Sernesi; Paesaggio pistoiese, la pittrice, Mattino sul Mugnone di Borrani; in ritorno dalla messa di Banti; nel chiostro, Acquaiola nel castello di San Giorgio a la Spezia, di Cabianca; Riva della Senna, Portico di villa toscana e Grano maturo di De Tivoli, il solletico di Cecioni e Via del Maglio di d'Ancona. Il personaggio Borgiotti, indagato nei diversi aspetti della sua non comune vicenda umana, è affrontato dalla curatrice del progetto Elisabetta Palminteri Matteucci e da altri noti specialisti e studiosi quali Luciano Berrnardini, Silvestra Bietoletti, Nicoletta Colombo, Laura Dinelli, Francesca Dini, Simonella Condemi Vincenzo Farinella, Nadia Marchioni, Paul Nicholls, Francesca Panconi. Genio dei Macchiaioli. Mario Borgiotti: occhio conoscitore, anima di collezionista Viareggio, Centro Matteucci per l'Arte Moderna, via d'Annunzio 28. 1 luglio - 13 novembre 2011 cm.23x30, pp.215, ill.a colori. Centro Matteucci per l'Arte Moderna cm.23x30, pp.215, ill.a colori. brossura copertina figurata a colori. brossura copertina figurata a colori.


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  • AA.VV.

    Editore: Centro Matteucci per l'Arte Moderna, 2013

    ISBN 10: 8890514558ISBN 13: 9788890514555

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    Condizione: new. Viareggio, Centro Matteucci per l'Arte Moderna, 20 luglio - 3 novembre 2013. A cura di Ada Masoero, Susanna Ragionieri e Nicoletta Colombo. Viareggio, 2013; br., pp. 128, ill. e tavv. b/n e col., cm 22x28. Costruita intorno a un nucleo portante di opere provenienti da una raffinata raccolta di arte italiana tra le due guerre, la rassegna rappresenta una deliberata novità per il Centro Matteucci, sinora impegnato a scandagliare in ogni mostra un'unica collezione: in questo caso si è invece voluto ampliare lo sguardo rispetto al periodo storico così ben rappresentato da quella raccolta e ricostruire, seppure sinteticamente, un quadro più vasto, ripercorrendo con esempi di grande qualità, scelti in poche e selezionate altre collezioni private, la cultura artistica italiana negli anni che dalla Belle Epoque attraversano la Grande Guerra, si nutrono felicemente del successivo clima europeo del "rappel à l'ordre" e approdano agli esiti, lungamente rimossi per ragioni ideologiche, ma ormai riconosciuti nel loro valore internazionale, del rinnovato classicismo degli anni Venti e dei primi anni Trenta. La mostra si apre dunque allo scoccare del XX secolo, quando si pongono le basi di tanta parte dell'arte successiva, e prima di giungere agli anni tra le due guerre appunta il suo interesse sull'avventura delle Secessioni Romane, tanto affascinante quanto poco indagata dopo lo studio pionieristico del 1987 di Rossana Bossaglia con Mario Quesada e Pasqualina Spadini. Tre le sezioni che la compongono: "Sotto l'impulso del nuovo secolo", "Il clima delle Secessioni Romane" e "Ritorno all'ordine. Novecento Italiano e oltre", affidate rispettivamente alla cura di Ada Masoero, Susanna Ragionieri e Nicoletta Colombo. È Giuseppe Pellizza da Volpedo ad aprire la sezione "Sotto l'impulso del nuovo secolo" con L'annegato, 1894, opera fondamentale di un percorso di ricerca tecnica che lo avrebbe portato agli esiti altissimi de Il quarto Stato ed esempio di quel "socialismo umanitario" che arricchisce il divisionismo italiano di contenuti inediti rispetto al pointillisme francese. Lo stesso spirito innerva Lo Scaccino, 1900, di Medardo Rosso (unica scultura in mostra) e ispirerà tante opere divisioniste di Giacomo Balla. Di cui è però esposta qui la precoce Scena notturna, Parigi, 1900, gemella di quella conservata al Museo del Novecento di Milano. Dei "futuri futuristi" sono in mostra con lui Umberto Boccioni, con il ritratto della madre intenta a cucire, 1907, splendido fusain appartenuto a Lamberto Vitali; Carlo Carrà, con un precoce gioiello divisionista come La strada di casa, 1900, e Gino Severini, con il Ritratto del pittore Utter, 1910-1911, un pastello divisionista che, ritraendo il giovane compagno di Suzanne Valadon, prova tra l'altro la partecipazione del nostro artista al migliore ambiente artistico parigino del tempo. Di tema futurista (Macchina in corsa, 1911-1912), ma dai modi schiettamente divisionisti è anche il dipinto di Aroldo Bonzagni, che fu tra i primi firmatari dei manifesti pittorici futuristi del 1910 ma che subito si ritirò, pur continuando a condividere con i compagni d'avventura la passione per il dinamismo e la velocità. Con Giovanni Costetti (Ritratto di Papini, 1903) e Ardengo Soffici (Giocatori di carte, 1909), si entra invece nel fervido ma assai diverso clima culturale della Firenze d'inizio secolo, in cui l'omaggio a Böcklin e la memoria rinascimentale del primo si intreccia con la potente lezione di Cézanne del secondo, frutto della sua conoscenza entusiasta, e di prima mano, dell'impressionismo e del post-impressionismo, avvicinati sin dal 1900 a Parigi e poi promossi instancabilmente in Italia. La vicenda delle Secessioni Romane - quattro grandi esposizioni che si susseguono nella capitale dal 1913 al 1916, affrontata nella seconda sezione, rappresenta uno snodo cruciale nella cultura artistica italiana del primo novecento. Per la prima volta, ed in modo più radicale rispetto alla Biennale di Venezia, si.


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    Condizione: new. Viareggio, Fondazione Centro Matteucci per l'Arte Moderna, 2 luglio 2016 - 26 febbraio 2017. A cura di Claudia Fulgheri, Camilla Testi. Viareggio, 2016; br., pp. 185, ill. b/n e col., cm 22x28. Il nuovo appuntamento viareggino della Fondazione Centro Matteucci per l'Arte Moderna (dal 2 luglio al 26 febbraio 2017) è molto di più di una pur emozionante carrellata di capolavori di De Nittis, Zandomeneghi e Boldini affiancati a opere non meno superbe di Signorini, Lega e degli altri protagonisti del momento macchiaiolo. E' il racconto per immagini - e che immagini - di una "singolar tenzone", mai ufficialmente dichiarata eppure vissuta con passione, tra due fini intellettuali e grandi esperti d'arte nella Milano di via Manzoni, all'indomani del secondo conflitto mondiale. I due, Enrico Piceni (1901 - 1986) e Mario Borgiotti (1906 - 1977), avevano abitazioni e collezioni a pochi passi di distanza. Entrambi frequentavano il bel mondo della cultura del tempo. Il primo, Piceni, si occupava della Medusa e dei Gialli per Arnoldo Mondadori, era traduttore di Dickens e della Brönte, amico di Montale e di Vergani. E soprattutto appassionato estimatore degli "Italiani di Parigi", ovvero Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi e Giovanni Boldini. Di loro cercava, e sapeva conquistarsi, opere di qualità sublime. Il secondo, livornese di nascita e di spirito, giunse a Milano dopo essersi "formato" alle Giubbe Rosse di Firenze, amico di Papini, Cecchi e Soffici. Musicista e violinista. Ma sopratutto innamorato dei "suoi" macchiaioli. Che naturalmente cercava, anche lui dopo una selezione quasi maniacale, di condurre nella sua collezione. Giuliano Matteucci, grazie alla collaborazione con la Fondazione Enrico Piceni e del Comune di Viareggio e grazie soprattutto al suo personale prestigio internazionale, è riuscito a proporre al pubblico, insieme, le collezioni personali dei due protagonisti, la prima confluita nel patrimonio della Fondazione Piceni, la seconda tutt'ora nella disponibilità della famiglia Borgiotti. L'occasione è di quelle da non perdere. Per la suggestione del confronto culturale, innanzitutto. E poi perché molte delle opere che saranno in mostra al Centro Matteucci sono rimaste "private" da decenni, invisibili e non concesse a nessuna mostra e museo. Giuliano Matteucci inoltre affianca ai capolavori delle due collezioni milanesi un ristretto, essenziale, nucleo di altre opere di confronto, anch'essa scelte tra i vertici sia dell'Ecole Italienne che dei Macchiaioli. Proprio in relazione alla eccezionalità di questa mostra, degna di un grande museo internazionale, il periodo espositivo sarà particolarmente "importante". Non solo la tradizionale stagione dell'estate viareggina ma l'autunno e poi il primo inverno, sino al 26 febbraio del 2017, perché questa mostra è molto di più che una "occasione estiva". Il titolo di questa affascinante esposizione - "Il tempo di Signorini e De Nittis. L'Ottocento aperto al Mondo nelle Collezioni Borgiotti e Piceni" - è una citazione ed un omaggio a Diego Martelli che sognava già nell'Ottocento una raccolta di arte italiana di respiro internazionale. Quel sogno, fatto proprio da Giuliano Matteucci, si è tradotto, qui, in palpitante realtà.


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  • Various

    Editore: Centro Matteucci per l'Arte Moderna, 2018

    ISBN 10: 8894188086ISBN 13: 9788894188080

    Da: Libro Co. Italia Srl, San Casciano Val di Pesa, FI, Italia

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    Condizione: new. Viareggio, Centro Matteucci per l'Arte Moderna, 7 luglio - 4 novembre 2018. A cura di Elisabetta Matteucci. Viareggio, 2018; br., pp. 170, ill. b/n e col., tavv. col., cm 17x24. L'appuntamento estivo del Centro Matteucci per l'Arte Moderna è, quest'anno, riservato ad Oscar Ghiglia, il più italiano ed insieme il più europeo degli artisti italiani d'inizio Novecento Con una monografica selezionatissima che, accanto ai capolavori più noti di colui che, in modo del tutto personale, ha saputo aggiornare la lezione di Fattori, propone, per la prima volta, una ventina di opere fondamentali, che sino ad ora, mai erano uscite dai raffinati salotti di un collezionista d'eccezione. "Oscar Ghiglia. Classico e moderno", la mostra curata da Elisabetta Matteucci, sarà visibile al Centro Matteucci dal 7 luglio al 4 novembre. "In Italia non c'è nulla, sono stato dappertutto. Non c'è pittura che valga. Sono stato a Venezia, negli studi. In Italia, c'è Ghiglia. C'è Oscar Ghiglia e basta". La nota affermazione di Modigliani, riferita da Anselmo Bucci nei "Ricordi parigini" (1931), contrasta con il silenzio venutosi a creare attorno a Ghiglia dopo la morte. Condizione riservata, come osservava Carlo Ludovico Ragghianti nel 1967 in occasione della mostra "Arte Moderna in Italia. 1915-1935", a quell'intera generazione d'artisti penalizzata dal "giudizio negativo sul fascismo". È con gli studi di Raffaele Monti e Renato Barilli della metà degli anni settanta, confluiti in una serie di mostre monografiche rivelatrici di un grande talento, che il livornese comincia ad essere preso in considerazione, rappresentando un "caso" che incarna, in termini esemplari, la cultura figurativa dei primi decenni del Novecento. Una pittura, la sua, priva di contaminazioni anche per il tratto umbratile e scontroso del personaggio, non molto aperto alle relazioni, spesso in contrasto anche con amici vicini, come Giovanni Papini e Amedeo Modigliani. Se del primo, dopo la condivisione delle idee attraverso la collaborazione con Spadini, Borgese e Prezzolini al "Leonardo", mal digerì la svolta futurista, della frattura con il secondo sfuggono le ragioni. A testimonianza di un sodalizio, che per i riflessi sull'opera appare tra i più fertili e intensi dell'arte moderna, restano le famose cinque lettere inviate, nel 1901, durante il soggiorno a Venezia e Capri, da Modigliani a Ghiglia; il tono è di un giovane che, aprendosi al mondo, intravede nell'artista più maturo il proprio alter ego. Formatosi nella Firenze "modernista" delle mostre rivoluzionarie della Promotrice e di Palazzo Corsini, da autodidatta di grande talento Ghiglia si rivela tra i più ricettivi alle nuove istanze cosmopolite, declinanti in una pittura di pura invenzione, dove classico e moderno idealmente si fondono. A cogliere in anticipo l'essenza di questo doppio registro è Llewelyn Lloyd che definisce l'arte dell'amico "originalissima non somigliante a nessun'altra, che non ha punti di riferimento né coi macchiaioli toscani né con l'impressionismo francese". Nell'estrema generosità, il giudizio tralascia, però, i poli essenziali di riferimento: Fattori e Cézanne, dei quali Ghiglia ha percepito l'elevata caratura, rapportandovisi come ad un magistero più che come ad un modello . Negli oltre quaranta capolavori in mostra tali radici emergono inequivocabilmente, sebbene il livornese non abbia mai smesso di guardare al di là delle Alpi. In una lettera a Natali allora a Parigi scrive: "Perché non vai a trovare Rosso? Come italiano e giovine artista tu dovresti farlo (.) Digli che io lo saluto considerandolo una delle più grandi glorie di questo secolo e che spero di poterlo presto abbracciare. Sono contento che ti piaccia Van Gogh, ma cerca ancora di vedere Cézanne, ti convincerai che il passato, così, è l'avvenire".


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