Giugno 1941. Seconda guerra mondiale. Da tempo gli aerei inglesi vengono abbattuti sistematicamente dai caccia nemici che sembrano conoscerne in anticipo rotte e destinazioni. Ma su una piccola isola danese occupata dei tedeschi il diciottenne Harald Olufsen si imbatte nell'arma segreta che sta tenendo in scacco la RAF, una specie di radar in grado di captare i segnali degli aerei preannunciando il loro attacco.
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Nazi, amori, calabroni e un Follett in gran forma nel regno di Danimarca Alla caccia del primo radar della storia mentre Hitler sferra il suo attacco all’Unione Sovietica
Soria Piero, Tuttolibri - La Stampa
Detto così, può sembrar abbastanza paradossale: ma è certo che per il mitico Ken Follett i calabroni volino molto più in alto delle gazze. Nel senso che questo suo ultimo romanzo è decisamente più felice del precedente di cui, in ogni caso, conserva un fondale al quale sembra particolarmente affezionato e che ricorre sempre più spesso nell’ormai impressionante elenco dei suoi bestseller: un momento eroico di Resistenza allo spietato giogo nazista sull’Europa. Se ne «Le gazze ladre» le vittime del crudele esercito d’invasione erano i francesi, ne «Il volo del calabrone» sono i danesi. E al posto del potentissimo centro radio che trasmetteva tutti gli ordini dei comandi con la svastica, ora da zittire è la nuova arma segreta: il primo radar della storia che Hitler usa per abbattere come mosche gli stormi della Raf diretti in Germania non appena i caccia ed i bombardieri si affacciano sulla Manica. E, pur mantenendo al centro della vicenda una solida presenza femminile (l’intrepida Hermia del MI6, la bellissima ebrea Karen e la spietata collaborazionista Tilde) questa volta l’autore gallese ridona palcoscenico e primo piano anche al valore maschile ultimamente un po’ negletto (in parti quasi esclusivamente da cattivo). Meglio, dunque. Molto meglio. Anche perché la Danimarca di Amleto non è mai stata molto raccontata ed il suo ruolo nella seconda guerra mondiale è sempre entrato come una sorta di nota a piè di pagina nell’immenso racconto bellico di cinema e narrativa d’intrattenimento. La vicenda, di per sè, è piuttosto esile: Churchill (sorpreso solo per un istante, ma in un ritratto assolutamente non convenzionale) sospetta, grazie anche ad una strano messaggio cifrato, che il nemico sia in qualche modo riuscito a far funzionare all’improvviso quel diabolico marchingegno di intercettazione a cui stanno invano lavorando da tempo anche gli inglesi. E la situazione è tanto più grave in quanto il Führer ha appena avviato la sua inarrestabile campagna di Russia, non trovando praticamente ostacolo, la strada del tutto spianata da una Luftwaffe senza nemici, gli scarsi piloti inglesi che sopravvivono all’«occhio magico» facile preda delle batterie di terra. E’ perciò indispensabile poter ritornare a fare pesanti raid sul suolo tedesco e a distogliere così parte dell’aviazione dal fronte orientale, in attesa che il Generale Inverno arrivi a ristabilire definitivamente gli equilibrii. L’incarico di scoprire e rendere inoffensivo l’impianto è dunque affidato a Hermia Mount, una focosa vichinga fuggita in Inghilterra prima dell’invasione, in rapida scalata nei servizi segreti di Sua Maestà britannica, responsabile dell’unica cellula resistente nell’antica patria e fidanzata con il baldo Arne il cui fratello diciottenne, Harald, ha scoperto per caso sull’isolotto di Sande - nei pressi della parrochia del padre, cupo pastore protestante - una misteriosa installazione militare che potrebbe proprio essere quella giusta. Inutile dire di più di una storia che, avendo per contratto l’inevitabile lieto fine attraverso il solito, ben congegnato impasto di avventura, passione e tradimento, deve essere gustata passo passo senza anticipare la scoppiettante sequela di ritratti e invenzioni (soprattutto amorose) che si svolgono all’ombra di un leggendario Hornet Month nascosto tra i bastioni di un castello antico, vale a dire del «calabrone» del titolo: due ali e un motore che alla buon’ora si libreranno nel cielo per mettere definitivamente i bastoni tra le ruote alla cupidigia nazista. S’è detto del panorama danese, così inusuale (e per questo così affascinante) con le sue nebbie profonde, le piogge livide, il mare che tutto circonda, le mille isole, le campagne sonnolente e gli squarci di una Copenhagen inedita. Ma c’è, soprattutto, il racconto di una società austera, abbarbicata al suo re che è stato in grado di trattare coll’invasore un’occupazione «morbida», quasi rispettosa. Con le sue aristocratiche scuole di volo, i collegi di formazione, la sua solida elite ebraica turbata e impaurita dalla follia razziale che spazza l’altra Europa ma che mai salirà sulla tradotta del lager. Una Nazione di tanti piccoli eroi sprezzanti e silenziosi che sanno rendere ancora più abbietta ed inutile l’ansia affannata di quei pochi opportunisti, proni per carriera o per vendetta.
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Condizione: BUONO USATO. I ED. Omnibus ITALIANO Volume della collezione Omnibus, I edizione. Titolo originale dell'opera Hornet flight, traduzione di Annamaria Raffo. Legatura cartonata nera, con titoli in oro solo al dorso, con lieve velatura causa polvere e con sovraccoperta con alette, illustrata ed in buono stato generale. Pagine leggermente ingiallite, come pure i tagli, salde e con ampio margine. Numero pagine 440. Codice articolo FAM3890
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audioCD audioCD. Condizione: Ottimo (Fine). pp. 440 *collana omnibus *rilegato con sovraccopoerta *rif. libr. mondadori info: Giugno 1941. Seconda guerra mondiale. Da tempo gli aerei inglesi vengono abbattuti sistematicamente dai caccia nemici che sembrano conoscerne in anticipo rotte e destinazioni. Ma su una piccola isola danese occupata dei tedeschi il diciottenne Harald Olufsen si imbatte nell'arma segreta che sta tenendo in scacco la RAF, una specie di radar in grado di captare i segnali degli aerei preannunciando il loro attacco. Book. Codice articolo bc_28223
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