Nella Bologna della seconda metà del Settecento Jacopo Alessandro Calvi (Bologna, 1740-1815) diviene il principale competitore dei fratelli Ubaldo e Gaetano Gandolfi.
Formatosi sotto l’ala di Giampietro Zanotti, segretario dell’Accademia Clementina, fin dagli anni giovanili si sperimenta nelle «dive arti sorelle» della pittura e della poesia, privilegiando un criterio elettivo nel processo di imitazione della natura.
Testimoniano il suo successo l’annessione all’Accademia Clementina (1770) e il gran numero di commissioni, soprattutto pale di destinazione ecclesiastica.
Anche nel tempo della «fatal rivoluzione», che comporta una drastica riduzione delle opportunità di lavoro per tutti gli artisti, Calvi regge il colpo, superando le difficoltà del momento, sia attraverso l’intensificarsi dell’attività letteraria — gli si devono fra l’altro la prima monografia critica di Guercino, edita nel 1808, e uno studio su Francesco Francia, pubblicato nel 1812 — sia attraverso lo svolgimento di un ruolo di perito presso l’Accademia Clementina, impegnata nell’ingrato compito di governare il rischio di dispersione dei beni d’arte durante le spoliazioni napoleoniche.
Pur estraneo ai valori giacobini, viene convocato come commissario nel Concorso per la “Riconoscenza Nazionale” (1802), indetto a Milano allo scopo di celebrare il ritorno di Napoleone dopo la parentesi austriaca; e nel 1804 sarà annoverato fra i professori della nuova Accademia di Belle Arti di Bologna.
Con il nuovo secolo la sua carriera riesce a trovare ragioni di soddisfazione anche sul fronte della produzione artistica: attraverso un’intelligente lettura critica della maniera del tardo Guercino e del dolce e devoto Francesco Francia, la sua pittura saprà farsi anticipatrice di istanze poi affermatesi nella Bologna tornata papale, appena prima della morte di Calvi, avvenuta a un mese dalla Battaglia di Waterloo.
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Brossura. Condizione: new. Cinisello Balsamo, 2022; br., pp. 512, 450 ill. col., cm 21x28. Nella Bologna della seconda metà del Settecento Jacopo Alessandro Calvi (Bologna, 1740-1815) diviene il principale competitore dei fratelli Ubaldo e Gaetano Gandolfi. Formatosi sotto l'ala di Giampietro Zanotti, segretario dell'Accademia Clementina, fin dagli anni giovanili si sperimenta nelle «dive arti sorelle» della pittura e della poesia, privilegiando un criterio elettivo nel processo di imitazione della natura. Testimoniano il suo successo l'annessione all'Accademia Clementina (1770) e il gran numero di commissioni, soprattutto pale di destinazione ecclesiastica. Anche nel tempo della «fatal rivoluzione», che comporta una drastica riduzione delle opportunità di lavoro per tutti gli artisti, Calvi regge il colpo, superando le difficoltà del momento, sia attraverso l'intensificarsi dell'attività letteraria - gli si devono fra l'altro la prima monografia critica di Guercino, edita nel 1808, e uno studio su Francesco Francia, pubblicato nel 1812 - sia attraverso lo svolgimento di un ruolo di perito presso l'Accademia Clementina, impegnata nell'ingrato compito di governare il rischio di dispersione dei beni d'arte durante le spoliazioni napoleoniche. Pur estraneo ai valori giacobini, viene convocato come commissario nel Concorso per la "Riconoscenza Nazionale" (1802), indetto a Milano allo scopo di celebrare il ritorno di Napoleone dopo la parentesi austriaca; e nel 1804 sarà annoverato fra i professori della nuova Accademia di Belle Arti di Bologna. Con il nuovo secolo la sua carriera riesce a trovare ragioni di soddisfazione anche sul fronte della produzione artistica: attraverso un'intelligente lettura critica della maniera del tardo Guercino e del dolce e devoto Francesco Francia, la sua pittura saprà farsi anticipatrice di istanze poi affermatesi nella Bologna tornata papale, appena prima della morte di Calvi, avvenuta a un mese dalla Battaglia di Waterloo. Con scritti di Francesca Maria Conti, Igino Conti, Ilaria Negretti. Libro. Codice articolo 3938997
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