È utile avvalersi di sguardi plurimi e interdisciplinari per rileggere il Frankenstein di Mary Shelley. Il volume propone diverse angolature critiche per assecondare la ricchezza di un caleidoscopio inesauribile. Il romanzo di Mary Shelley, per quanto designato come un caposaldo del genere fantastico-gotico, resta un unicum che annulla ogni confine di genere. Nell’intima costituzione genetica porta in sé già la cifra dell’“andare oltre”. È un crocevia di scritture discorsive: racconto della crescita, favola pedagogica, scrittura di viaggio, riscrittura mitico-allegorica, racconto epistolare, racconti di vita, ibridazione letterario-scientifica. È necessariamente un grande pastiche letterario, ed anche scientifico e filosofico, in cui risuonano tracce profonde del pensiero di eminenti personalità letterarie e scientifiche di tutti i tempi e di tutti i luoghi, poiché come insegna Paracelso, l’alchimista prediletto dall’ancora acerbo studioso, in Victor Frankenstein, prima della “separazione originaria” non vi era distinzione dei saperi. Con contributi di Antonella Cagnolati, Manuela D'Amore, Eleonora Federici, Tiziana Ingravallo, Alessandra Squeo, Luigi Traetta, Anna Nunzia Troiano.
Le informazioni nella sezione "Riassunto" possono far riferimento a edizioni diverse di questo titolo.
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