GALLUZZI
Antonio Galluzzi (San Pietro Vernotico, 14 giugno 1962) è un artista italiano.
Nato in Puglia, si trasferisce all'età di tre mesi a Varese, città di residenza paterna. La sua vita e la sua carriera si sviluppano principalmente tra Varese e Milano fino al 2017, anno in cui torna a vivere nel suo territorio d'origine, mantenendo un legame attivo con la Lombardia.
Biografia
Formazione e primi anni
La sua attività artistica ha inizio in giovane età, ottenendo i primi riconoscimenti già durante gli anni del liceo. La sua formazione prosegue all'Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, un periodo segnato dall'influenza di docenti come Francesco Leonetti, figura legata alla Neoavanguardia, e dall'incontro con personalità di spicco del mondo dell'arte come la critica Jole De Sanna e gli artisti Hidetoshi Nagasawa e Luciano Fabro. Questi contatti si rivelano formativi, portandolo a frequentare l'ambiente della Casa degli Artisti di Milano e a partecipare a eventi di rilievo come la XVIII Triennale di Milano.
Il gruppo INTERZONE
Nel 1993 fonda il gruppo artistico INTERZONE, coinvolgendo come primo collaboratore Gianfranco Galluzzi. Sotto la sua guida, il gruppo redige il "Manifesto Operatori Interzone", pubblica una rivista omonima e sviluppa un'attività espositiva sia in Italia che all'estero, toccando città come Colonia e Copenaghen. L'operato del collettivo trova riscontro sulla stampa specializzata, come testimoniano le pubblicazioni su riviste quali Flash Art e Art Press (“Flash Art”, Giancarlo Politi Editore, Milano, n. 187, ottobre 1994 - “Art Press”, n. 222, marzo 1997).
La filosofia di INTERZONE si basa su una critica sociale che vede i disagi individuali come riflesso di precise contingenze storiche. Il gruppo analizza il rapporto con la tecnologia, evidenziandone il potenziale di alterare la percezione della realtà. Ispirandosi al pensiero di Antonin Artaud ("Se noi potessimo amare. Amare veramente, la scienza sarebbe inutile"), INTERZONE promuoveva la ricerca di un'evoluzione umana più profonda e spirituale, distinta dal mero progresso tecnico.
Videoarte e collaborazioni
Parallelamente all'impegno con il gruppo, Galluzzi esplora il linguaggio della videoarte, realizzando opere che trovano spazio anche in produzioni televisive nazionali, tra cui "Le Notti dell’Angelo" (Mediaset) e "Blob" (Rai Tre). Il suo percorso artistico lo porta inoltre a collaborare e a esporre con altre figure del panorama artistico italiano, tra cui Vanessa Beecroft e Franco Battiato.
Stile, tecnica e ricerca artistica
La ricerca digitale e le tematiche
Galluzzi è considerato uno dei pionieri dell'arte digitale in Italia, avendo iniziato a esplorare l'uso di strumenti tecnologici per fini creativi fin dagli anni Ottanta. Un tema centrale della sua ricerca è l'indagine del sacro e del legame tra arte e spiritualità, basata sull'idea di una connessione tra la dimensione umana e "entità superiori" non sempre percepibili. Questa esplorazione si concretizza in cicli di opere come "Mysterious Traveller", dove l'artista affronta interrogativi esistenziali attraverso la rappresentazione di enigmatiche figure nere.
La sua produzione è caratterizzata da un'attenta composizione che bilancia pieni e vuoti, spesso dominata da bianchi luminosi che creano un forte contrasto con la materia. Nelle sue serie, come la "Serie Rossa" e i già citati "Mysterious Traveller", Galluzzi crea forme ibride dove elementi biologici si fondono con elementi abiotici. Le sue figure sono state descritte come "effigi" fluttuanti in spazi astratti, che interrogano lo spettatore. La sua poetica si spinge a interrogarsi sulla "sostanza degli dei", con l'intento programmatico di "scardinare gli elementi della storia per trovare la rottura dello schema".
Evoluzione della tecnica
Dal punto di vista tecnico, Galluzzi integra la base digitale con un ritorno a tecniche manuali. Sebbene il digitale resti un punto di partenza, la sua produzione più recente valorizza un'esecuzione lenta e meditata, in antitesi con la velocità dell'era digitale. Questa scelta metodologica riflette una riflessione sull'uso della tecnologia e sull'importanza di un approccio che coinvolga la dimensione fisica e psicologica.
Il suo ritorno alla materia è evidente nelle cosiddette "neografie": immagini generate dalla giustapposizione di elementi esistenti e realizzate con un'estrema precisione del dettaglio. Queste opere, spesso caratterizzate da microsolchi tracciati con punte metalliche, creano un effetto di micro-bassorilievo. Attraverso queste forme, che si presentano come strutture ipotetiche prive di riferimenti iconografici diretti, Galluzzi invita a considerare la concretezza di ciò che è percepito come incorporeo, nel tentativo di dare forma a un mondo al confine tra visibile e invisibile.
Pensiero artistico
Galluzzi definisce la sua concezione dell'arte come una "disciplina unitaria della conoscenza". Secondo la sua visione, al di là delle differenze formali e linguistiche, le arti condividono una radice comune, un principio che estende la sua ricerca anche al campo della scrittura.