II Manuale di Diritto Ecclesiastico costituisce uno strumento di studio per comprendere il fenomeno religioso all'interno della società italiana, sempre più multietnica e caratterizzata dal pluralismo religioso. Nello spirito del principio di laicità che caratterizza il nostro ordinamento costituzionale, oltre ai principali problemi applicativi del Concordato e delle Intese (finanziamento delle confessioni religiose, agevolazioni fiscali previste per gli enti confessionali, decisioni ecclesiastiche sul matrimonio canonico, tutela penale del sentimento religioso etc.), sono trattati problematiche di stretta attualità (esposizione di simboli religiosi in luoghi pubblici, testamento biologico, valore rituale del vestiario e dell'alimentazione per alcune confessioni, matrimonio tra persone dello stesso sesso, surrogazione della maternità, adozioni da parte di coppie omosessuali, etc.). Questa XVII edizione tiene conto delle più importanti pronunce giurisprudenziali e delle novità legislative che interessano il fenomeno religioso, senza dimenticare un opportuno sguardo ai principi sanciti a livello europeo e internazionale. II volume, che dedica ampio spazio alle confessioni diverse dalla cattolica, conserva il suo tradizionale impianto per venire incontro agli aspiranti avvocati, studenti universitari e a quanti, per esigenze culturali e professionali, si interrogano sul rapporto fra ordinamento giuridico e fenomeno religioso.
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Il «diritto ecclesiastico» nel nostro ordinamento è una dizione da tempo superata che andrebbe sostituita con quella più attinente al dettato costituzionale «diritto delle religioni e dei culti». La disciplina ha oggi superato l’empasse che in passato non ha consentito la chiara affermazione del principio della laicità, in quanto nel nostro Paese quel residuo di Stato confessionale non è stato del tutto cancellato dopo l’entrata in vigore della Costituzione (1948). La componente politica democristiana (soprattutto durante la prima Repubblica) ha rallentato questa necessaria transizione, e solo l’attenzione e la costanza della Corte costituzionale ha «picconato» gli ultimi residui di confessionismo presenti nel codice Rocco e nella legislazione ereditata dal fascismo. Oggi, i principi di libertà di religione e di non-discriminazione in base al culto hanno consentito, anche attraverso il ricorso alle intese con le religioni diverse dalla cattolica, una metamorfosi di questo ramo del diritto pubblico che, comunque, non rinnega un sano sentimento religioso «globale», scevro comunque da ammiccamenti di un ormai superato «confessionismo di Stato». Attualmente, l’opera di rinnovamento iniziata da Papa Francesco, teso al ritorno a una Chiesa più solidale e sociale e meno gerarchizzata, ha consentito una rilettura globale delle relazioni fra individuo, coscienza e fede alla luce dei principi del Vangelo, che ha dato una diversa impronta ai rapporti fra Stato e Chiesa. L’azione pastorale di Francesco è tesa anche a sviluppare un dialogo di più ampie vedute con gli altri culti, in particolare quelli fondati sui «grandi libri» (come Bibbia e Corano) che presentano numerosi caratteri comuni. L’autorevolezza di Francesco, super partes nella politica, nell’economica e nelle religioni ci fa ben sperare in un futuro migliore sia per il pianeta che per i rinnovati rapporti tra individuo e credo religioso. Di questa nuova visione non può che giovarsi il «diritto dei culti» che, grazie alla crescita delle intese, sta dando corpo a un’effettiva non-discriminazione tra religioni.
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