La vedo crescere la mia bambina, sembra non volersi più fermare, in altezza e nel modo di parlare, ormai è una signorina direbbe la nonna che da poco ci ha lasciato.
Ha detto che ci avrebbe sempre creduto, che la sua passione più grande, il calcio, sarebbe diventata il suo lavoro.
Mi piacerebbe che sorridesse sempre, so che non è possibile, ogni tanto purtroppo sarà triste: per i primi ‘fidanzatini’, per un brutto voto a scuola, per un battibecco con l'amica d'infanzia o per un mancato gol sottoporta.
Tutti i suoi sogni solo velati dalle continue critiche e brutte parole che si leggono in rete o che sente dagli spalti la domenica mentre sta giocando.
Sto provando in tutti i modi a farle capire che tutte queste voci la rendono più forte e tenace, ogni tanto sembra crederci, ogni tanto no, nelle volte in cui abbacchiata fa intendere che non è così sembra che tutto le caschi addosso, in un battibaleno tutti quei desideri che animano i suoi pensieri vengono spazzati via dalla tristezza, ‘quell’esserino’ che senza farsi vedere fa stare male la persona più importante per me. Non posso stare lì a guardare, devo far qualcosa: la rincuoro, le sto vicino, le ripeto che prima o dopo tutto arriverà, basta versare sudore e allenarsi con continuità e voglia. Stavolta sembra crederci, di certo più delle altre volte.
L’aspetto seduto sul divano, che fino a qualche anno prima era il suo lettino durante i cartoni animati della sera, in quel posto aspetto la realizzazione di ogni suo sogno.
“Ho firmato. Sono una calciatrice. Sono la persona più felice del mondo”
Tutto bellissimo ma l’ultima frase mi basta per essere anch’io la persona più felice del mondo.
Ce l’ha fatta, non solo lei, anche il suo cuore che fino a poco tempo fa veniva ferito dalle continue critiche della gente.
Il tempo passa, gli anni corrono, i capelli diventano sempre più bianchi; ma siamo sicuri che tutto sta andando avanti?